M O R O S I N 1 cinque schiavi vennero assegnati alle navi ; cento-dieci cannoni di bronzo di vario calibro e un ricchissimo munizionamento costituirono il meglio del bottino. Morosini, dopo aver riconosciuti gli enormi danni prodotti alla fortezza dalle esplosioni delle mine, incaricò l’ingegnere Bassignani di rimediarvi alla meglio; affidò l’esercizio del culto nella chiesa miracolosamente rimasta incolume ai frati minori osservanti di Candia; e pensò immediatamente a trar il massimo partito possibile dalla conquista importantissima, mandando proclami e incitamenti alle genti della Maina perchè si unissero a lui nella guerra rivolta a liberarle dal giogo turco. Il capitano in golfo Sanudo con sei galere fu inviato in crociera lungo le coste della provincia con la missione di incuorare le popolazioni impaurite dalle scorrerie e dalle minaccie di un piccolo esercito di tremila ottomani comparso successivamente nelle vicinanze dei principali villaggi. « Con minor consumo di gente, concludeva Francesco Morosini il suo dispaccio del 26 agosto 1685, non si potevano conseguire più fortunati avvenimenti ». In quaranta otto giorni di incessanti combattimenti, seicentocinquanta erano stati i morti, circa ottocento i feriti mentre i turchi, senza contare i prigionieri, avevano perduto almeno settemila uomini e il loro capitan generale s’era trovato nella necessità di ridurre a Nauplia e a Negroponte le navi della flotta per 218