M O R O S I N I triziato numeroso e zelante che permeava di sè tutta l’organizzazione dello Stato e che si avvicendava instancabile nelle cariche meno agevoli : comandi di terra e di ihare, ambascerie, magistrature ordinarie e straordinarie : esso provvedeva ad una imponente somma di attività. Certo non mancavano gli inabili e i deboli; contro i quali, specialmente se addetti ad operazioni militari malamente riuscite, spesso si procedeva con frettolosa severità, ma nel suo complesso l’aristocrazia di San Marco si mostrava ancora degna del governo che le leggi della Repubblica le garantivano. L’emulazione spingeva i giovani a voler servire ed eccellere come gli anziani; e quelli che non avevano potuto servire ed eccellere per mancanza di occasioni e di posti, mal sopportavano che i più fortunati ostentassero la loro fortuna continuando a portare abiti che loro più non competevano dopo il regolare abbandono delle cariche pubbliche di cui erano stati investiti. Così, due anni prima che Francesco Morosini partisse sulla galera del Badoer, una mozione veniva presentata al Gran Consiglio, contro l’uso illegale della toga a maniche larghe, anche se nera ; e fu deliberato che non la potessero portare che i Procuratori di San Marco, i congiunti del Doge ed il Cancellier grande.. Invano tentarono alcuni dei Consiglieri e capi di Quarantia di proj>orre « qualche riforma a « maggior soddisfazione di tanti uomini di me- 44