M O R O S I N I omonimo. La costa era tenuta, in quella località, dall’esercito del seraschiere che vi aveva scavato interminabili trinceramenti a difesa delle località di più facile approdo. La flotta delle galere e delle galeazze, in attesa dei trasporti, incrociò una intera giornata dinnanzi a codeste località radicando nella mente del generale turco il convincimento che proprio colà i veneziani volessero tentare lo sbarco. Al momento opportuno, invece, Morosini spinse i suoi convogli d’uomini alle rive stesse di Patrasso e vi scese di sorpresa mandando pure di sorpresa ad occupare i castelli esterni. Assicuratosi questo appoggio, dispose l’immediato attacco al campo ottomano. La sera del 23 di luglio il generale Koenigsmark, presso il quale erano giunti i tre provveditori veneziani alla cavalleria, alla artiglieria, e alle munizioni, Benzon, Dolfin e Gradenigo, passato a monte della città iniziò la marcia di avvicinamento in colonne di battaglioni. La massa maggiore degli ottomani comprendeva diecimila fanti e quattromila cavalieri, un altro corpo di cavalleria attendeva, nascosto in un bosco, il momento di rovesciarsi alle spalle dell’ordinanza veneziana. Ma il Morosini, che ne aveva avuto notizia, lo fece cannoneggiare dal mare e approfittò della sua confusione per mandar ad occupare la località dal « solito squadrone dei maii-nai e scapoli di galera » comandati stavolta dal capitano Negro. Questo episodio spinse il sera- - 230 -