M O R O S I N I La statua di Morosini non fu pronta se non due anni e mezzo dopo cosicché soltanto nel 1690 potè esser collocata in ima delle sale delle armi del Consiglio dei X insieme con l’insegna codata tolta al seraschiere. L’iscrizione, formata dal Savio cassiere del Collegio diceva semplice-mente : « Francisco Mauroceno - Peloponnesiaco - adhuc viventi - Senatus Morosini il Peloponnesiaco entrava così nella storia con la illustrazione delle sue gesta chiusa nel suo titolo. Alle manifestazioni popolari di giubilo, ai plausi dei poteri dello Stato, ai fiori rettorici delle rappresentanze diplomatiche straniere che si recavano, dopo ogni successo, a deporre in Senato fogli pieni di frasi complimentosissime, fece coronamento una esplosione di letteratura encomiastica uscita alle stampe attraverso le migliori tipografie di Venezia e di fuori. Volumi ed opuscoli sulla Morea più o meno bene illustrati invasero i mercati; resoconti annuali sulle operazioni di guerra esaltarono con minuziosi ed enfatici racconti le gesta e le conquiste dell’armata; poemi e carmi, in dialetto, in lingua italiana ed in latino fecero di Morosini l’eroe più caro alle muse del tempo. Già l’assedio di Mo-done aveva suggerito a Marsilio dei Carlesi un canto in ottava rima; i « trionfi » successivi ispirarono un poema a Domenico Dezzi, una sequela di sonetti enfatici recitati in Roma nel palazzo dell’ambasciata di San Marco dai « signori acca- 246