XIII. — L’ELEZIONE A DOGE ticbe i comandi turchi di terra, costringendoli a repentine e faticose marce di trasferimento, sia per spiare le mosse di una flotta nemica che andava radunandosi nelle acque di Tenedo e contro la quale si sarebbe potuto agire convenientemente. Ma ripreso dal male il vecchio condottiero dovette rimettersi a letto. L’autunno trascolorava rapido in folte nebbie che paralizzavano ogni velleità di azioni militari e navali. Compresa la inutilità di restare con più lungo sacrificio in armata, il Doge si indusse finalmente a impetrare il proprio richiamo e si avviò alla volta di Spalato, rimontato da frazioni della flotta che movevano a salutarlo con tonanti salve di artiglieria; salutato egualmente da tutte le fortezze lungo la costa. A Spalato i dalmati lo accolsero con entusiasmo e lo ospitarono con amorevoli attenzioni. Ricoveratosi nel palazzo del governo, per poco il 9 di novembre, non rimase vittima del crollo di una stanza sprofondatasi un attimo dopo ch’egli n’era uscito. Il sospirato permesso di rimpatriare gli giunse finalmente; ed egli si affrettò al ritorno. Il ciclo trionfale del Peloponnesiaco era terminato.