XVI. — LE ULTIME GESTA E LA MORTE cioè, secondo il calendario comune, del 1694, diceva, testualmente, così : « Al Serenissimo Dominio, — Non potevimo ee giustamente che ascrivere a puro miracolo reste serci ritrovati sul quarto termine liberi dalla ee febre, in un’età così grave e circondata dagli ee esiziali incomodi ben noti, mentre per regola ee naturale non era nepur da sperarsi che avente doci in tale stato assaliti, fosse per abbando-ee narci sì presto. Ma ciò ch’è successo ci ha fatti to comprendere che il primo non fu che il tt preludio del male a cui aveva ordinato il Siti gnor Dio avessimo a soccombere. tt Goduti appena due giorni sinceri, fossimo « poi sopraffatti da una febbre che ci obbligò a « far fermare nel viaggio il precedente dispaccio tt col quale recavimo alle Eccellenze Vostre la ee gradita notizia della nostra recuperata salute; ee affinchè il dispaccio stesso non giungesse a ee confondere le savie deliberazioni dell’ Eccel-ee lentissimo Senato che sopra li primieri avvisi ee avrà voluto provvedere alla convenienza del et suo più importante servizio. et Andò proseguendo la febbre che si fece coti noscere terzana continua, e nell’ottava fattasi ee doppia terzana pure continua cadessimo in im-ee provviso in totale oppressione di forze ed in ee tale deliquio di spirito, che dagli astanti fos-ee simo compianti per morti. Con l’uso di coree diali somministratici da assidua ed opportuna 329