XVI. — LE ULTIME GESTA E LA MORTE lasciate sei galeazze, sette navi e quattro grosse galere agli ordini di Bartolomeo Gradenigo a sussidio delle guarnigioni della costa della Mo-rea, navigò in cerca dei rinforzi nemici deciso ad affrontarli ed a batterli. Immaginò, a questo scopo una temporanea occupazione dei Dardanelli, ma i venti contrari lo tennero alla vela fuor delle rotte utili e favorirono le fughe degli algerini di porto in porto. La caccia durò ininterrotta fino al cader dell’autunno; riconosciutane la inutilità, Francesco Morosini rientrò a Corinto donde si irradiò su Megara per scacciarne nuclei nemici, su Salamina, su Spezie e Sidra per occuparle e fortificarle; e donde dispose la sistemazione a difesa di Egina ch’egli aveva conquistata e smantellata durante la guerra di Candia. Assicuratosi così da ogni sorpresa, si ritirò col grosso dell’armata a Napoli di Romania per svernarvi e predisparvi l’assedio, che gli stava a cuore, di Negroponte. Ili Durante tutto questo tempo Francesco Morosini era stato tormentato dagli acciacchi dell’età e dagli insidiosi ritorni di un male di vescica che l’aveva fatto soffrire non poco a Venezia. Nè i riposi a letto ch’egli spesso si imponeva o che gli erano imposti da febbri altissime, nè « l’esat- 327