MOROS I N I sonali. Così, trovandosi un giorno in chiesa mentre il capitano generale vi entrava, s’era dapprima deliberatamente astenuto dal recarsi a riceverlo all’ingresso, come imponeva il cerimoniale s’era poi astenuto, andandosene, dal recarsi a salutarlo, giustificandosi col dire che il capi-pitano generale era entrato mentre egli assisteva alla messa; e ch’egli era uscito, mentre alla messa assisteva il capitano generale. Francesco Mo-rosini aveva lasciato correre; ma un giorno, di marzo, quando già fervevano i nuovi preparativi bellici nell’armata, di fronte ad una ulteriore ostentata mancanza di riguardo, prese clamorosamente partito contro l’arcivescovo fino a domandarne il richiamo a Venezia. Francesco Morosini era religiosissimo. Recatosi alla messa in Duomo, volle ascoltare un oratore sacro che vi intratteneva i fedeli fino al termine della sua predica. Questa finì con un invito ai presenti a ritornare nel pomeriggio per adorare il Sacramento. In prossimità dell’ora indicata, il capitano generale, dopo averne avvertito il suo seguito, uscì dal palazzo del governo e si avviò alla chiesa. Egli fu allora avvicinato dal maestro delle cerimonie il quale gli riferì che l’arcivescovo aveva fatto levare e mettere dietro la sua sedia l’inginocchiatoio preparato per lui Morosini, contrariamente a quanto si era fino a quel giorno praticato e contrariamente, anche, alle disposizioni stesse del cerimoniale. Il 210