XIV. — DOGE IN PATRIA bilito che, « fermo l’obbligo al doge di visitare ogni tre mesi la casa dell’arsenale per dar calore alle opere e per mantenere in buona regola e lontane da pregiudiziali sconcerti quelle rilevantissime occorrenze », le visite fossero compiute, in caso di assenza del Sovrano, da uno dei consiglieri ducali, appositamente delegato. Il Peloponnesiaco riavocò a sè, nuovamente, questa delicata missione. La lunga esperienza sua di capitano e di navigatore, la minuta conoscenza delle esigenze della flotta in relazione ai progetti delle armi e delle costruzioni navali, esperienza e conoscenza che già avevano condotto alla costruzione di tipi speciali di galere rafforzate, influirono beneficamente sull’ordinamento dei lavori e sul rendimento dell’Arsenale. Nella immensa fucina cantata da Dante, don-d’erano uscite alla conquista dei mari e degli empori mediterranei le più possenti flotte del mondo durante sette secoli; dopo le onoranze in Palazzo ducale ed in Basilica; dopo il collocamento del suo busto in bronzo nella Sala delle armi del Consiglio dei X; Morosini ebbe la suprema gioia di vedere la sua gloria congiunta, per i posteri, a quella di Sebastiano Veniero. Nel gennaio del 1693, davanti all’ingresso del-l’Arsenale, divenuto, dal 1578, il monumento commemorativo della vittoria di Lepanto, furo- 301