M O R O S I N I dagli alleati contro l’impero ottomano, in Ungheria. La mattina del 14 di settembre, il campo veneziano, distribuito « in ben ordinati battaglioni, e con tutta la militar disciplina », forte di circa ottomila uomini, senza contare i volontari mainotti che avevano presa la via dei monti, mentre la flotta proteggeva dal mare, con aggiustato tiro di artiglieria, le retrovie da eventuali incursioni di cavalleria, mosse incontro a quello ottomano già disposto in ordine di battaglia nei pressi della città fortificata di Calamata. Il capitano generale turco, simulò, all’avvicinarsi dell’esercito avversario, due mosse controffensive sulle ali; contro la sinistra lanciò una massa di duemila cavalieri; contro l’ala destra comandata dal principe di Brunswick sferrò un attacco di fanteria, senza tuttavia svelar subito interamente il suo piano e nella speranza che il centro della linea veneziana staccasse soccorsi verso le estremità impegnate duramente. Quando ritenne che questo fosse realmente accaduto, il capitan pascià si precipitò col suo grosso sul centro del Mo-rosini con l’intenzione di sfondarlo. Ma i sassoni e gli oltremarini che lo componevano « si opposero gli uni e gli altri con coraggio e violento fuoco incessante » alla manovra e poterono spezzarla ricacciando gli assalitori. Il ripiegamento del. capitan pascià indusse ad una ritirata precipitosa le ali; in breve cotesta ritirata divenne 220