XV. — LA PARTENZA PER LA MORTE mazia così al disotto del suo compito di provve-ditor generale, da costringere il Senato a toglier- lo di là e a mandarlo governatore di fortezza a Verona! Come poteva egli assumere il peso delle responsabilità che avevano affaticato perfino un uomo della tempra del Corner? Apparve testo la sua incapacità. Stretti da ogni parte nel continente, i turchi avevano lasciato Candis quasi incustodita; l’occasione di riconquistarla alla Repubblica fu prospettata al Mocenigo che indugiò e investì tardi La Canea. L’eroismo delle milizie l’aveva, tuttavia, condotto quasi al cuore della piazza, quando gli giunse notizia di una pretesa minaccia in Morea. Malgrado il parere contrario dei suoi ufficiali che anelavano alla gloria di ridare l’isola alla patria e ritenevano di scarsa importanza un diversivo turco su Lepanto, il capitano generale levò il campo alla volta della penisola. Qui si dimostrò la perfetta inutilità del suo soccorso; ma al ritorno La Canea era divenuta oramai imprendibile. Richiamato a Venezia, esecrato e vituperato dal popolo, incarcerato, processato, Domenico Mocenigo fu riconosciuto soltanto incapace all’alta carica della quale fu spogliato, e mandato a fungere da podestà a Vicenza. Moroaini 305 20