I III. — PRIME PROVE atti di eroismo inutile che riempirono di sè, e dello stupore ammirato del mondo neutrale, un quarto di secolo. III. Dopo cinquantasette giorni d’assedio, la Canea si arrendeva al nemico; le forze del Regno, le flotte di Venezia, del Papa, di Napoli e di Malta non avevano ancora premunita Candia, nè stabilito un piano organico difensivo ed offensivo. La caduta della fortezza spaventò gli isolani e turbò il governo della Serenissima. Allora soltanto si comprese la necessità di agire energicamente. Per dare una direzione autorevole alle forze di mare venne designato al comando supremo il Doge Erizzo. Sebbene vecchissimo, egli accettò lietamente la carica di capitano generale dichiarandosi pronto a morire per la Patria. Ma morì prima di raggiungere il teatro della guerra, incominciando quella ridda vertiginosa di olocausti in cui si annientarono una dopo l’altra le più belle figure del patriziato della Dominante. Nominato capitano generale Giovanni Cappello, finalmente le operazioni assunsero un ritmo consapevole se non risolutivo. Alla flotta fu assegnato il compito di muovere una spietata caccia a quella turca, tagliarla a pezzi, impedire l’afflusso dei rinforzi e dei vi- 55