M O R O S I N 1 nirli della loro audacia, si presentò a sua volta davanti al porto albanese ma non potè forzarlo perchè fatto segno al fuoco delle artiglierie costiere. Si dette allora ad incrociare al largo, in attesa che i pirati ne uscissero. Questi tentarono una fuga il 5 di luglio, ma abbordati dai veneziani rientrarono in porto con gravi danni alle navi ed alle alberature. Il blocco continuò fino al 7 di agosto; nel qual giorno Marin Cappello, informato che gli algerini attendevano sicuri rinforzi, ruppe gli indugi e investite le sedici galere nemiche, parte le incendiò, parte le affondò, parte le mandò a dar di cozzo e a sconquassarsi sulla costa. Una venne inviata, trofeo di guerra, alla Dominante. La notizia del combattimento giunta al Sultano Murad IV quando era intento alla conquista di Bagdad, parve lo eccitasse alla ripresa delle ostilità contro la Repubblica; tornato a Costantinopoli si acquetò nei maneggi diplomatici e fu stipulato un accordo pel quale, mentre Venezia restituiva la galera algerina e si arrendeva a pagare duecentocinquanta-mila ducati pei danni arrecati a Vallona, il Sultano si obbligava a infrenare le piraterie dei barbareschi proibendone i contrabbandi, e lasciando mano libera contro di essi in alto mare. Così Marin Cappello vedeva frustrato l’effetto del suo colpo di mano, così Francesco Morosini riceveva per la prima volta, col battesimo del fuoco, l’impressione di una debolezza e di una 48