M O R O S I N I cemia conseguenti a nefrite, e in vescica gli fu trovato un grosso calcolo del peso di sei once. IV La notizia della morte del Capitano generale se riempì di giubilo il nemico, precipitò l’armata e Venezia nel lutto e nella costernazione più profondi. A Venezia il ferale annunzio giunse il 13 di febbraio con lettera in data del 7 di gennaio del provveditore straordinario di armata Marino Michiel e dei consiglieri Benzon e Sa-gredo i quali narravano che il Doge aveva reso lo spirito « verso il tardi, su la terza esacerba-zione della febbre », dopo esser stato colto, durante la notte, « da doppi parossismi ». Letta in Senato, la lettera, con cui « l’incomparabile Generale da sè medesimo si era fatto nunzio alla patria della sua morte » strappò amare lacrime a tutti i presenti. La città rinunziò spontaneamente ad ogni ulteriore festa carnevalesca; fu vietato alle maschere di entrare in piazza; le botteghe, i fondaci di Merceria e Rialto o chiusero o si pavesarono di gramaglie ; le gramaglie furono indossate da gran numero di patrizi non però dai congiunti « per essere morto Sua Serenità gloriosamente in guerra contro il nemico ». Le onoranze religiose si avvicendarono con quelle civili. Un immenso catafalco architettonico 332