M O R 0 S I N 1 dendone con austera semplicità le sorti; il prov-veditor d’armata Gerolamo Garzoni « con generosità indicibile entrato nelle palizzate in tempo che i turchi per anco del tutto abbandonate non le avevano, dopo di essersi con prova di ammirabile valore segnalato, rimase infine da più moschettate nel corpo trafitto, onde a gloria dell’altissimo, ad honor della patria ed a cospicuo pregio di una benemerita casa, con martirio di eterna memoria da noi, riferì il Doge al Senato il 31 di agosto, e da tutti amaramente compianto rese l’anima religiosa nel punto che si tentava troncarsegli anche da sciabola mussulmana il capo ». Esempio sovra ogni altro eloquente di devozione al suo sovrano, il cappuccino padre Antonio da Asiago, cappellano del Doge, era caduto ucciso da una palla di fucile, nell’espugnazione delle alture delle artiglierie mentre precedeva le truppe e le incuorava a seguirlo, levando al cielo il crocifisso come uno stendardo. V Il sanguinoso successo non sortì, tuttavia, tutto l’effetto che Francesco Morosini se n’era ri-promesso. Gli attacchi successivi alla palizzata della controscarpa si infransero malamente; ad essi anzi i turchi reagirono immediatamente con 282