XIII. — L’ELEZIONE A DOGE freddo del comandante le difficoltà asperrime che contrastavano l’attuazione di un simile programma s’erano sempre presentate lucidamente; inutile, anzi dannosissimo affrontarle se non con la certezza di superarle. Mancando di mezzi idonei all’assedio in grande stile, credette per un istante alla possibilità di rientrare nella capitale del perduto regno grazie al tradimento del presidio. Nel tempo medesimo in cui avveniva la sua assunzione al dogado informazioni confidenziali 10 mettevano al corrente di un ammutinamento della guarnigione della piazza di Candia improvvisamente insorta facendo una strage selvaggia dei capi che le avevano imposto taglie e trattenute di denaro. Senza esitare un attimo il Doge, armato il naviglio sottile parti alla volta dell’isola per una ricognizione veloce allo scopo di accertare se i ribelli consci del destino che li attendeva presto o tardi al ritorno in patria, non si mostrassero per avventura propensi a passare al soldo della Repubblica innalzandone le insegne sulle fortezze. Ma la sommossa era stata già facilmente domata e l’isola ben guardata apparve inapprodabile. Morosini ritornò 11 18 di giugno a Porto Porro per istudiarvi i piani della imminente campagna. Cinque giorni di poi scaduto il termine di una ordinaria contumacia senza che fossero insorti casi nuovi di malattia dall’ultimo accertato, potè ritenere la 275