X. — LA GUERRA DELLA MOREA schiere a precipitar l’azione. Le truppe del Koe-nigsmark non s’erano peranco schierate ch’egli già le investiva furiosamente di fronte ed ai fianchi, passando in un baleno dall’azione di fuoco, all’assalto ad arma bianca. Gli oltremarini e gli anziani del principe di Brunswick (compieta-mente ristabilito della sua ferita) tennero bravamente in rispetto, fermandolo di colpo, l’assalitore. La cavalleria del marchese di Corbon, caricandolo ripetutamente, dapprima lo ricacciò, quindi lo volse in fuga disordinata. Protetta dal tiro delle artiglierie di bordo, la colonna Negro sbucò allora dal bosco e si avventò sul presidio della cittadella, che in gran parte si dette alla campagna, in parte si consegnò prigioniero. Contemporaneamente il capitano Sañudo con una flottiglia di galeazze risaliva il golfo bombardando le opere fortificate e occupandone una delle posizioni strategiche. Avutane tempestiva notizia, lasciato il grosso delle truppe a Patrasso, il Morosini con la flotta a vele spiegate, in favor di vento, attraversò a sua volta il golfo, ne occupò sulle opposte sponde i due forti munitissimi di Rumelia e di Morea che sbarravano l’accesso alle acque interne e comparve all’alba in vista di un campo sussidiario turco di seimila Uomini trincerato nelle vicinanze di Rumelia. Temendo uno sbarco, il loro comandante, acceso il fuoco nei depositi delle munizioni, iniziò una precipitosa marcia verso l’interno, cc Trovatomi così 231