X. — LÀ GUERRA DELLA MORE A blocco di ventidue mortai infaticabili nel lancio delle bombe. In soccorso della piazza giunse il 13 giugno il seraschiere di Morea con tutte le sue forze. Lasciata all’assedio di Navarino vecchio poca truppa al comando del sergente maggiore di battaglia Alcenago il conte di Koenigsmark col rimanente del corpo di spedizione mosse ad incontrarlo il 14, e dopo un lungo combattimento 10 sconfisse duramente. Il presidio di Navarino, testimonio della rotta, saputo che il seraschiere stesso ne aveva riportato una grave ferita, impose a Soffer pascià, suo comandante, la resa di cui si incominciò infatti a trattare. Mentre duravano le discussioni, un deposito di munizioni, cui era stato appiccato il fuoco dai turchi, saltava in aria con una orrenda esplosione che seminava tutto intorno la morte e travolgeva nelle sue rovine lo stesso Soffer pascià in odio al quale era stato commesso l’attentato. Uscite ed imbarcate la guarnigione e la popolazione turca, 11 15 di giugno Francesco Morosini, il generale di Koenigsmark e le truppe assediami entravano in Navarino vecchio. Nella moschea, tramutàta in chiesa di San Vito, fu cantato il consueto Te Deum di ringraziamento. Cinquantotto cannoni e sedici petriere costituirono il principale bottino di guerra della giornata. Il resto di quell’anno venne impiegato dall’armata veneziana, sospinta inesorabilmente di a-zione in azione dal suo capitano generale, in un Morosini 225 15