xv. — LA PARTENZA PER LA MORTE VI Dopo aver sgombrato l’animo dalle preoccupazioni di carattere privato, il Doge rivolgeva il pensiero e l’animo al Governo della Repubblica per ringraziare delle manifestazioni di devozione e di affetto tributategli al suo imbarco; tutti « eccessi della loro singolare benignità » scriveva in data 6 giugno dal Lido e sebbene fosse trascorsa la sua « vita fra continuati perigliosi cimenti » riconosceva di aver fatto poco per la Patria e manifestava « la viva e ardente brama di terminare l’intiero sacrificio » di se stesso « per corrispondere in più adeguata maniera al gran debito che avea con la Serenissima ». Così aveva sentito cedere i suoi mali, « rinvigorirsi « gli stimoli del fervido naturai zelo e l’ansia di « ritrovarsi quanto prima al luogo del bisogno ». Ed ecco che disponeva per la partenza, col proposito « di accelerare al possibile il viaggio per giungere quanto più opportunamente all’armata ». Ma avanti di sciogliere le vele, pur lodando la Signoria dei provvedimenti che aveva preso per render efficente l’armata, rilevava l’importanza di alcune mancanze elencate in un foglio a parte, « che sarà bene sia letto a dovuto lume « all’eccellentissimo Senato. Confessiamo supere riore a ogni lode la loro benemerita vigilanza, « nè ci riconosciamo capaci di significare a pieno 319