X. — LA GUERRA DELLA MOREA trove ad imbarcar truppe. Ad essa s’aggiungeva la squadra del provveditor generale Corner, giunta poco innanzi con cinquecento soldati tolti a Zante. Le forze turche intorno a Chielefà erano di circa dodicimila uomini tra fanti e cavalieri; quelle del capitano generale ascendevano a poco più di ottomila uomini compresi duemila mainotti collocati con somma preveggenza sul ciglio di un anfiteatro collinoso per tagliar la ritirata al nemico in caso di successo. Condotti dai sergenti maggiori di battaglia Storf, Alcena-go e d’Adria, i veneti risalendo un vallone brullo, iniziarono la marcia alle due del pomeriggio, ma non giunsero a contatto del campo trincerato ottomano che al calar della sera. L’attacco fu, quindi, rimandato all’alba successiva. Lo schieramento maestoso della flotta aveva impressionato sinistramente il generale turco. Immaginatosi che le forze di Morosini superassero di molto le sue e credendo di aver la via libera alla ritirata, approfittò della oscurità notturna per togliere l’assedio e allontanarsi. Cadde così, mentre i veneziani si impossessavano senza colpo ferire di tutte le sue artiglierie e del materiale da campo, sulle guardie mainote che gli inflissero, dai loro appostamenti, perdite anche più gravi di quelle che avrebbe sopportato accettando la battaglia. L’assedio di Chielefà doveva essere, nel concetto del comando turco, l’inizio di operazioni 223