M 0 R O S I N I « Consiglio a forza di esagerazioni e d’esclama-« zioni con un indegno ragionamento ripien di « supposti interminabili e di fallacie. Troppo se « fa palese infin ai men informadi l’ingiustizia « dell’attentato con il quale sott’apparenza del « zelo e sotto l’ingannevol pretesto dell’utilità « della patria, vorria vostra eccellenza condur « la privata passion in trionfo ». Il singolare documento continuava negando che i capitani generali non avessero facoltà di « render piazze »; coprendo di ridicolo l’idea che Morosini per render Candia si fosse applicato a suggestionare la Consulta; affermando che solo gli « spiriti volgari » potevano giudicare della prudenza di un capo unicamente dall’evento; e che nessun capitano per valoroso che sia entra mai « in alee cuna piazza con impegno di preservarla ma « con quello solo de far sin all’ultimo le sue « parti senza risparmio nè de diligenza, nè de « pericoli, nè de vita ». Quest’era appunto il caso di Morosini e dei suoi. L’anonimo difensore proseguiva facendo risalire la responsabilità della resa al condottiero dei francesi « che non l’ha voludo difender Candia » scagionandone il patrizio veneziano « che non l’ha possudo ». E tracciato in breve le vicende della guerra passava ad esaltar il merito di Morosini che aveva operato miracolosamente combattendo e che donando la pace con la gloria a Venezia era riuscito, fatto più unico che raro, « ottenere dal 154