M O R O S I N I lutti di innumerevoli famiglie, la rovina di molte altre, il desiderio dei reduci di godere tranquillamente il resto di una vita cui era sufficiente titolo di gloria la memoria delle azioni militari passate, tutte queste cause ed altre ad esse congiunte suscitarono rapidamente uno stato di animo generale nel popolo, ed un ambiente particolare in palazzo, donde cominciò a farsi strada il convincimento che nessuna politica potesse essere più appropriata, oramai, alle contingenze morali e finanziarie della Repubblica, se non quella, rivelatasi si tristemente nefasta poco più di un secolo dopo, ispirata ad una neutralità attenta nelle competizioni che insorgessero in Italia, a una neutralità assolutamente indifferente nel viluppo delle vicende internazionali. Nasceva cioè la tendenza, miope e pavida, a salvare mediante la rinunzia al novero di grande potenza, più ancora che le tradizioni e le finalità storiche della Serenissima, l’egoistica certezza di una agiata esistenza dentro i confini, ben muniti, di casa propria. Quasi quindici anni trascorsero per tal modo, in una grigia vicenda di giorni riempiti da cerimonie ufficiali senza importanza, ai quali la decadenza delle arti, la fatuità di parte del patriziato, la ricerca di cariche in terra ferma sprovviste di importanza reale perchè sprovviste di responsabilità, dettero il peso di una ineffabile malinconia. Quanto agli ordinamenti sociali le riforme ap- 186