M O R O S I N I bandiere leonate cantava al vento; ai fianchi del castello di poppa dov’era il ricco appartamento del Morosini la bandiera del Principe Serenissimo da una banda, quella della famiglia di lui dall’altra gettavano riverberi di scarlatto e di azzurro sulla opulenza delle intagliature e delle decorazioni dorate. Subito il segretario Giambattista Gallo ed il coadiutore Giambattista Gava-rino salirono a bordo a chiedere udienza. Questa ebbe luogo in un salone di poppa. Il Doge comparve ai dodici, introdotti alla sua presenza da Michiel Morosini governatore della galera, e dal suo luogotenente, Andrea Pisani, vestito da capitan generale, col berrettone ed il gran manto dogali, il bastone di comando in mano, in piedi dinanzi ad un piccolo banco, assistito dai due consiglieri Girolamo Griinani e Lorenzo Dona, circondato dal suo stato maggiore e da una guardia d’onore. Appena si fu seduto, il più anziano dei messi, fatta leggere al segretario la credenziale, rivolse al Principe un breve discorso per illustrargli il significato dell’ambasceria. In occasione del « felice e glorioso ritorno di Vo-« stra Serenità alla beneficata patria, carico delie le più illustri benemerenze che possano deri-« vare da un insigne valore, da una consumata « esperienza », disse cominciando Francesco Benzon, « riflettendo alle eroiche imprese con « le quali la Serenità Vostra ha resi sempre più « verdi gli allori della augusta corona in fronte 20