M O R O S I N I conclusioni che più gli parvero dovessero salvaguardarne il prestigio. Inutile cercar di colpire o punire Malta, non bastando i presumibili utili materiali e morali a compensar la spesa necessaria per armare una spedizione; simulare, però, di voler colpire e punire Malta, per aver mano libera ad armare e a rivolgere di sorpresa una formidabile spedizione rapinatrice al cuore della potenza veneziana nell’Egeo: Candia. Il governo della Repubblica ebbe tempestivamente la rivelazione di questo piano sleale e barbarico dal Soranzo, da Battista Nani ambasciatore a Parigi e da Andrea Corner provveditor generale nell’isola. La cosa parve tuttavia talmente incredibile che si perdette un tempo prezioso in investigazioni e discussioni, prima di deliberare i provvedimenti atti a premunire Candia dall’attacco. Quand’essi furono deliberati la sorte era decisa. Il 24 di maggio del 1645 quattro-cento vele comparivano davanti alla Canea; e a due miglia dalla città sbarcavano cinquantamila uomini. Sessantacinque veneziani comandati da Biagio Zulian, che si trovavano a guardia di un piccolo forte costruito sullo scoglio di San Teodoro subito investito dalle truppe di Jussuf Pascià, piuttosto che arrendersi, dettero fuoco ai depositi delle polveri e saltarono in aria con i nemici che già formicolavano sugli spalti. Un atto inutile di eroismo iniziava la sequela degli I 54