XII. — LA CONQUISTA DI ATENE l’erario ai poveri gravandone i privati ricchi, ciò che provocava mormorazioni ed inquietudini. Le comunità colpite di taglia, come quella ebraica di Atene, tentavano sottrarsi ai pagamenti o esibivano somme ridicole in confronto di quelle che pareva giusto, a suo avviso, esigere. Il timore d’incursioni nemiche su Corinto imponeva lo studio della fortificazione dell’istmo, rapide spedizioni al di là, fino al campo turco di Me-gara che veniva incendiato, e lo studio di altre spedizioni, in forze, su Tebe rocca di rifornimento del seraschiere. Da ultimo occorreva organizzare seriamente la conquista di Negroponte da cui dipendeva l’intero possesso dell’Acaia e la tranquillità, con la sicurezza, della Morea. Quest’ultima bisogna, sottointendeva problemi gravissimi. Truppe che si dovevano rimandare in continente, domandavano la sostituzione in campo. Quelle che giungevano erano o inesperte, o troppo giovani, o svogliate, o mal guidate, o condotte da capitani che non le pagavano e assorbivano interamente il soldo per sè; la scarsezza di denaro creava debiti incresciosi e sempre maggiori verso le milizie; la cavalleria s’era ridotta a poco più di 600 uomini montati... « Confesso che io non so a qual rimedio appi-« gliarmi, esclamava il Morosini, per provve-« dere a tanti inconvenienti! ». Mentre i mainotti davano addosso agli ultimi nuclei di ottomani rimasti sul territorio annesso 263