X. — LA GUERRA DELLA MOREA moderno e di più perfetto la tecnica navale avesse fino a quei giorni escogitato. Essa teneva dei caratteri delle vecchie galere e dei caratteri dei nuovi vascelli di linea in uso nelle marine straniere, e per ciò appunto si chiamava bastarda; espressione tipica del genio navale e della ingegneria dell’arsenale veneziano, la quale durante il secolo XVII creò la palandra con otto cannoni da 20 e dodici petriere da 12; le galere Morosini con mortai da 500 a prora, le galeazze riformate con trenta pezzi di artiglierie; i petacchi, tipi misti da guerra e da carico con venti cannoni; e, infine, i vascelli veri e propri. Lunga centocinquanta piedi (circa cinquanta metri), larga da venti a trentasei, alta a prua, fuori d’acqua, otto; con vele su tre alberi, era vogata da sessanta remi, trenta per fianco, lunghi quarantun piedi e maneggiati ciascuno da otto vogatori. La poppa era di venti piedi di lunghezza; da undici a diciassette di larghezza, di otto e mezzo di altezza; a poppa si trovavano tutte Ìe stanze del capitan generale e del suo seguito. La zona del comando era stata montata all’esterno ed all’interno con grande ricchezza di motivi archi-tettonici e di sculture allegoriche barocche. Nove figure dorate di bimbi giravano intorno ai soffitti decorati di fiorami intagliati; cariatidi dorate di mori incatenati in varie positure facevano da pilastri; trofei e medaglioni con rappresentazioni simboliche e motti adeguati si in- 195