M O R O S I N I pense a biasimar spesso un generale senza saperne il perchè. Non si smarriva mai qualunque cosa accadesse, il viso sempre ridente ed eguale attestava finezza e sicurezza insieme. La verità è che la Repubblica non ebbe mai e non avrà forse più un uomo dotato di eguali virtù ». Di codesta ammirazione francese per Francesco Morosini doveva farsi eco più tardi, quando, però, egli non s’era ancora coperto di gloria definitiva con la conquista della Morea, Sebastiano Foscarini ambasciatore a Parigi, il quale scriveva al Senato affermando che in quella capitale si riteneva avere il difensore di Candia « la mente più capace a dirigere la mole di una guerra difensiva ed offensiva ». D’altra parte Giovanni Morosini di ritorno da Costantinopoli ov’era andato come bailo, riferiva alla Signoria che le gesta e l’insigne valore di Francesco Morosini venivano in quella corte continuamente esaltate in sua presenza, e « universamente predicate tra i turchi con notabile aumento della favorevole opinione loro in vantaggio delle forze » veneziane. Questo diffuso stato d’animo straniero ed i benefici che già si facevano sentire in città in conseguenza della pace armata assicurata dal cessato capitan generale alla Dominante, la impossibilità in cui molti si trovavano di mantenere un contegno nascostamente ostile ai Morosini nei molti mesi durante i quali sarebbe du- 176