M O R O S I N I « dato l’armata ». Il Morosini con insolita spinta di orgoglio che gli nasceva, nelle acque del Pireo, dalla coscienza della sua magnifica gesta, se ne vantò presso il Senato. « Non so in « qual altro tempo di iant’eccelsa gloria le arci mi delle Eccellenze Vostre si siano fregiate; cc nè che uno stuolo di barbari captivi sì copio-cc so in una sola volta abbia nel secolo presente cc gli altri trionfi illustrato ». E terminò questo suo dispaccio così : cc Io non cerco di ostentare cc con forza di ampliazione i miei deboli ope-cc rati e mi basta che quali si siano li conosca cc il mondo e li accolga la Patria la di cui su-cc sublime esaltazione mi sta sola nell’anima im-cc pressa ». Chiusa la breve parentesi il Peloponnesiaco compì con tutta la flotta e con l’armata il periplo della Morea fino al golfo di Egina. In vicinanza di Malvasia sostò, con la massa imponente delle sue forze vittoriose, per indurre i difensori a capitolare; e simulò a questo scopo sbarchi di truppe e preparativi di bombarda-menti. I turchi, anziché intimorirsi, apersero il fuoco sulla flotta dimostrandosi risoluti a non arrendersi. Sollecitato da più ambiziosi propositi e dal desiderio di chiudere con ben altro successo quell’annata di successi, Morosini riprese la corsa lasciando al tempo il compito di ultimare proficuamente l’assedio. Ma la breve dimostrazione gli costò la perdita di una nave, 254