M O R O S I N I generale. Ammalatosi e costretto a letto, in dicembre chiese il suo rimpatrio, ma il Senato si guardò bene dairaccordarglielo. Così il marzo 1686 ritrovò Francesco Morosini alla testa dell’armata pronta più che mai ad obbedirgli. Vili L’iniziativa delle ostilità era stata presa, nel marzo del 1686, dai turchi. Il comandante delle forze turche in Morea, approfittando della dispersione del grosso dei veneziani tra Cor-fù e le altre isole, portatosi con numerose truppe e molte artiglierie sotto la fortezza di Chielefà, l’aveva cinta d’assedio. Alla diffida di arrendersi, il provveditor straordinario Gritti, poco preoccupandosi della scarsità del suo presidio, aveva risposto « con risoluto cuore » sdegnosissimamente rimandando gli emissari. Nè il suo valore, nè quello dei suoi soldati, sarebbe tuttavia bastato a sottrarlo alla sua sorte, sebbene la piazza sorgesse su erta posizione di difficilissimo accesso così da terra come dal mare, se, i’.vvertito da un messo espressamente inviatogli, non fosse comparso il Morosini, con la massa in ponente delle sue galere, il 30 marzo a sera, in vista di Chielefà. La navigazione s’era compiuta con miracolosa celerità nonostante la flotta avesse dovuto fermarsi a Santa Maura e al- 222