X. — LA GUERRA DELLA MO RE A ticolarmente viva alla ricomparsa del seraschie-re, avvenuta negli ultimi giorni di agosto con un esercito in parte nuovo, costituito da truppe levantine, turche ed albanesi giuntegli per la via di Negroponte. Questo evento era stato preveduto dal Morosini che aveva predisposto lo sbarco di duemila uomini scelti fra gli equipaggi delle navi. Rinforzato di questi elementi freschi e pieni di entusiasmo, il conte di Koenigsmark attaccò, in vista della città assediata, sulle falde del monte Palamide, le forze turche e le battè. La nuova vittoria indusse il presidio della piazza a trattarne onorevolmente la cessione che seguì « nel giorno della decollazione di San Giovanni Battista, nè poteva sperar il mondo cristiano di solennizzar il più grande e il più sublime dei miracoli che dall’intercessione di un diletto precursore di Cristo ». Il presidio e la popolazione vennero diretti sulle coste dell’Ana-tolia; i due comandanti della fortezza preferirono abbandonare definitivamente l’impero e preso imbarco sulla nave Belveder, salparono alla volta di Venezia. « Ho di buon animo annuito a secondar la risoluzione perchè si confonda sempre più il fasto di un barbaro impero, nel veder i suoi comandanti assoggettarsi di spontaneo moto al Principe che li ha dominati ». Trecento-venti cristiani liberati dalla schiavitù chiesero di servire nelle galere della Serenissima; altri entrarono nella guarnigione veneta della « metro- 227