VII. — LA RESA DI C A N D I A all’arrembaggio, avevano successivamente ragione delle avversarie. All’alba la vittoria era completa. Cinque veloci e vigorose beilere cadute in possesso di Morosini, una affondata, altre gravemente danneggiate, qualcuna in fuga non già verso la costa di Candia ma verso i porti di origine, in Barberia, per sottrarsi alla rabbia punitiva del gran visir; tutto il materiale sbarcato presso Santa Pelagia, ecco il frutto evidente della battaglia, al quale erano da aggiungersi la morte di Durac pascià e del bei di Coron nonché la cattura di duemila prigionieri tra cui il bei di Cipro, quello di Navarino, e il pascià stesso d’Anatolia che doveva dirigere lo sbarco sulla Standia. Alla Standia si riavviò, invece, trionfalmente, Francesco Morosini trascinandosi a rimorchio i molti trofei; giuntovi fece eseguire agli equipaggi una gioiosa salve generale di mo-schetteria e di artiglieria, alla quale risposero da Candia le salve delle truppe schierate nelle trincee. L’annunzio della vittoria fu portato a Venezia su di un vascello carico di insegne e di spoglie nemiche dal colonnello Vecchia. Ondate di giubilo corsero per la città; il Doge, la signoria e le magistrature scesero in San Marco per una funzione sacra di ringraziamento; gli ambascia-tori stranieri si recarono in Collegio a pronunciar discorsi gratulatori di circostanza. Il Senato (( per atto della pubblica gratitudine e munifi- - 113 - M«rosini