XIII. — L’ELEZIONE A DOGE schea, mentre le ciurme gridavano a squarciagola « Viva il Serenissimo glorioso principe Mo-rosini ». Perchè e come Francesco Morosini non avesse voluto attendere il rappresentante ufficiale della Repubblica avanti di mostrarsi all’armata nel manto ducale è riferito in una sua lettera alla serenissima Signoria del 9 giugno. La notizia della assunzione del capitan generale al trono era già di dominio pubblico in Levante, quando si sparse improvvisa la voce che stesse per arrivare nelle acque di Zante, con le sue galere, il capo del sovrano ordine di Malta; e che lo facesse a bello studio « per pretendere con alati pensieri le formalità dei saluti e delle visite niente dagli anni passati diverse ». Sebbene le forze di Malta fossero di gran lunga inferiori a quelle di Venezia, il loro comandante aveva diritto, per la sua qualità di principe, a una precedenza negli onori. Il ritardo nell’arrivo del segretario Zuccato, faceva sorgere il pericolo di una situazione assurda : il Doge di uno stato come Venezia, cioè, obbligato, qualora non ne avesse assunta la dignità, a ossequiare il sovrano di uno stato minore protetto. Morosini cercate invano soluzioni intermedie decise di non differire ulteriormente, in armata, la funzione del suo « solenne ingresso » alla dignità dogale. Ma, se verso gli altri s’era voluto mostrare eon impaziente orgoglio nello splendore delle in- - 273 - Morosini 18