X. — LA GUERRA DELLA MOREA di Costantinopoli la sorte rimetteva in gioco, forse, tutti i domini salvati a prezzo di estenuanti sacrifici, non conveniva balzar in armi e prender il proprio posto di difesa se non di offesa? All’offesa, la Repubblica non aveva voluto, in un primo tempo partecipare, rifiutando energicamente di aderire, malgrado le pressioni successive dell’imperatore e del Pontefice, ad una alleanza di cui le era stato sottoposto il piano. Alla difesa balzò in un primo tempo, appena giunse al Senato la lettera con cui l’ambasciatore Contarmi illustrava il pauroso investimento di Vienna. Mobilitate in fretta le forze della frontiera, convenne nominare il rappresentante del Principe presso i capi di esse. In quel momento delicato in cui la parentesi della pace stava forse per chiudersi, e un altro periodo di ansie e di dolori per incominciare, il pensiero del Senato si rivolse a colui che le ansie e i dolori aveva intrepidamente affrontati e dominati allorché s’era deciso, forzando gli avvenimenti ad assicurare, appunto, la pace alla Repubblica. Con pienezza di voti, tratto fuori dallo splendido isolamento del suo palazzo di Santo Stefano, Francesco Morosini fu nominato provveditor generale straordinario in Friuli. Per la seconda volta egli veniva designato alla carica che gli era toccata mentre i suoi nemici infierivano contro di lui reduce, la prima volta, da Candia. Ma neppure adesso essa fu la defi- 189