XII. — LA CONQUISTA DI ATENE dei suoi pezzi; il conte di San Felice appuntò invece le sue bombarde sull’interno del castello; ma mentre le prime raggiungevano in breve risultati concreti smontando e facendo tacere elementi di batterie nemiche che rispondevano vigorosamente e con gravi molestie all’attacco, le seconde si mostravano inadeguate al bisogno. Le fanterie al fine di serrar sotto alle opere da assaltare erano ricorse intanto ai più sottili accorgimenti; attraverso gli abitati avevano aperto, con successivi fori sui muri, lunghe gallerie per le quali sbucarono così, improvvise e inattese, senza perdite, oltre la città. Col favor della notte i minatori scavarono, poi, brevi camminamenti sufficienti all’approccio. Per sostenere l’assalto imminente si pensò di trasferire i mortai del San Felice dal luogo ov’e-rano stati collocati ad un altro più rispondente all’obbiettivo. Era la sera del 26. Una inavvertenza del personale di servizio nel levare le cariche fece partire un colpo a caso. « Le fortuna che possiede tanta parte nella azioni della guerra » lasciò scritto Michele Foscarini, diresse il proiettile su di un deposito di munizioni « ed « entrato il fuoco nella polvere causò un atroce « danno levando la vita a più di 200 persone « che con le loro famiglie si erano ricoverate « in quel sito creduto di maggior sicurezza ». È esatta questa versione sulla accidentalità del colpo? A considerare i rilievi del capitano inge- - 257 - Moro sini 17