M O R O S I N I ni. Non solo essi assaltavano le navi turche, tunisine e algerine, ma anche quelle veneziane o, comunque, cristiane; e per giustificare la loro condotta, si facevano rilasciare dagli equipaggi, con la forza e con i tormenti, dichiarazioni scritte attestanti che i carichi erano di proprietà di infedeli. Venezia, preoccupata dal fatto che Costantinopoli la considerasse responsabile di cotesti disordini, e, avida di potenza e di dominio, andasse preparando le armi per eventuali conflitti, non mancava di protestare contro la condotta di Malta. In quel medesimo anno 1644, non sapendo come influire sul governo dell’Or-dine Sovrano, premessa una vibrata protesta verbale in presenza del rappresentante del Gran Maestro, e una domanda di risarcimento di danni, la Repubblica aveva ordinato il sequestro dei beni maltesi nei propri territori. Il governo della Serenissima sapeva per triste esperienza che cosa significasse una guerra con l’impero ottomano. Per vincere a Lepanto c’era voluta la alleanza di tutta l’Europa; ma il trionfo di Sebastiano Venier non aveva impedito la perdita dolorosissima d’una delle perle più preziose dei domini veneti, la perdita di Cipro; anche ammesso che in caso di nuovi conflitti si potesse ricostituire la alleanza del mondo cristiano, chi poteva prevedere quali altre perdite Venezia avrebbe dovuto sopportare? La notizia del colpo di mano dei maltesi sul - 52 - I