VII. — LA RESA DI C A N D I A V La letizia per la vittoria navale di Santa Pelagia fu, in Candia, di breve durata. Ripresa attivamente e tenacemente l’offensiva, il Gran Visir non dette più tregua con l’ostinato martellamento delle artiglierie; con gli assalti ora a questa ora a quella posizione; ora generali; con lo scoppio delle mine, con gli agguati, con gli avvolgimenti. Cadevano a migliaia i soldati ottomani, a centinaia quelli della difesa, ma le sorti finali della spaventosa carneficina, ad aumentar la quale concorrevano rifiorenti epidemie di peste, se nessun fatto nuovo si fosse disegnato nel cielo dell’avvenire, potevansi ritenere oramai decise. Ai combattimenti di ogni giorno su ogni opera avanzata, su ogni caposaldo, su ogni importante fortificazione saliente del campo tricerato, allo spavento delle incursioni nemiche, eroicamente infrenate, fino alle mura stesse della città, allo sconforto ed ai pianti che coronavano, tant’erano le vittime, le sortite più fortunate, s’aggiungeva adesso il terrore della popolazione civile costretta ad abbandonare le proprie abitazioni sconquassate e in parte demolite, ed a rifugiarsi in caverne sotterranee; in mezzo alla quale allignava, con una inguaribile stanchezza e coll’irresistibile desiderio della resa, nel convicimento della vittoria finale dei tur- 115