VII. LA RESA DI CANDIA la patria e impiegherò anche occorrendo tutta la sostanza che meco avrò, resta solo che io possa preservare il prezioso capitale della riputazione perchè non vengano ascritte a mia colpa quelle disavventure che per deficenza di più importanti bisogni insorgessero e si conosca che ho previsto e predetto tutto ciò che poteva considerarsi in servizio di Vostre Eccellenze ». Morosini lasciato il porto di Alberoni mentre imperversava una furiosa burrasca di scirocco, dovette lottare colle intemperie che ne ritardarono i movimenti durante tutti i mesi dell’inverno e della primavera, mesi da lui impiegati, dopo una breve crociera tra Suda e Grabuse, al concentramento delle flotte e allo sbarco delle truppe in Candia. Nel maggio i turchi dettero inizio alle operazioni di assedio della stupenda città che cc conteneva piazze e strade spatiose con nobilissimi tempii e sontuosi edifizi, onde per l’ampiezza, per la popolazione, per gli ornamenti era meritamente considerata per la più bella e più forte che si vedesse sul mare di levante ». Esse non ebbero più tregua fino al novembre, finché cioè, dopo trentadue assalti dei nemici e diciassette sortite dei veneziani, il sopraggi ungere deH’inverno non impose un limite, almeno, al combattere degli uomini. In quel breve periodo di tempo erano state esplose seicentodiciotto mine; ventimila morti avevano contato i turchi, tremiladuecento 105