M O R O S I N I prendeva le mosse trascinandosi a rimorchio tre pontoni ornati architettonicamente sui quali ave-van preso posto i parenti e gli amici. Nella chiesa e dinanzi alla chiesa di San Nicolò di Lido si ripeterono le preci e gli ossequi. Davanti alla chiesa era stata innalzata una loggia di circostanza. Quivi il Doge ricevette l’ultimo omaggio dei ministri, degli ambasciatori, dei senatori, ai quali rispose amabilmente. Infine salì a bordo della galera ducale che issò immediatamente il gonfalone codato salutato dalle salve delle artiglierie di bordo. Il Bucintoro col suo carico di senatori ripartì solo, alla volta di San Marco. V Nel pomeriggio di quel giorno stesso, Francesco Morosini dettò serenamente il suo testamento. « Noi Francesco Morosini (il noi che non « conveniva a una scrittura privata egli poi corti resse di suo pugno con un io) Doge di Veneti zia dovendo a satisfazione della patria portarsi « per la quarta volta alla direttione delle pub-« bliche armi, et conoscendo l’età, indisposit-« tioni et incomodi che portano seco la guerra, « havemo voluto dispore prima della partenza « delle cose nostre; invocato il nome omnipoten-« te della Santissima Trinità e le benignissime « intercessioni della gloriosissima madre d’iddio 316