U. — GIOVINEZZA DEL M O RO S I N I « rito che con dolore quella veste per tanto tem-« po portata dimettevano » il partito non fu vinto e la legge venne confermata. Lo stesso spirito di emulazione faceva sì che il patriziato di origine più recente cercasse di contrastare la sistematica elevazione alle cariche maggiori dei nobili dell’antichissimo patriziato; donde beghe e contrasti di meschino carattere; e tuttavia, quando più si faceva sentire il pericolo, la concordia si ristabiliva, e a rinsanguar gli effettivi navali o quelli delle truppe in campo partivano a frotte e insieme i giovani delle casate più insigni e quelli delle casate che anelavano di diventarlo. Partivano lietamente e spavaldamente; consci dei pericoli cui andavano incontro; coloro in particolar modo che salpavano per il Levante sapevano che le epidemie minavano gli equipaggi e che l’ascia degli arrembi non risparmiava nessuno. Ma conquistar, per merito di guerra, il diritto ad occupar le cariche della Repubblica, ad entrare in Senato, per esempio, prima di aver raggiunta l’età stabilita dalle leggi, era un miraggio magnifico al quale i forti e gli intraprendenti non si sentivano di rinunziare. Non ignoravano che nella migliore delle ipotesi bisognava star lontani dalla madre patria, per raggiunger un grado conveniente, almeno una decina d’anni; ma se conveniva ri-nunziar alle delizie delle feste, dei teatri che ora sorgevano spaziosi ed eleganti, delle compa- 45