MOROSINI tro di navigazione corsara verso la Puglia, la Romagna e la Dalmazia, seguì quella di Lascade, ubertosa isola di circa sessanta miglia quadrate di terreno, bene abitata e ricca, suscettibile di imposte più che sufficienti a mantenervi un presidio. Quella iniziale esperienza di guerra rivelò al Morosini le deficenze nella organizzazione della spedizione; scarsi i capi; in numero irrisorio gli ufficiali del genio; poche le provviste d’armi; e di tutto segnalò l’urgente bisogno ripromettendosi di poter impiegare in seguito, nell’armata, i greci e di favorire le insurrezioni delle popolazioni contro i turchi. Di questo primo successo dei veneziani si compiacque specialmente il Sommo Pontefice il quale a Giovanni Landò, nominato in seguito alla ripresa delle relazioni diplomatiche, ambasciatore della Repubblica, disse di ritenere cc provvidenza manifesta di Dio » che comandassero l’armi della lega cristiana tre grandi uomini, il re di Polonia, il duca di Lorena e il capitan generale Morosini. Da quest’ultimo il Papa si riprometteva ben altri trionfi; ritardati tuttavia per il resto del 1684 dalla reciproca gelosia dei capi pontifici, toscani e maltesi che intralciavano le operazioni costringendo il capitan generale a mutarne, per meschini criteri di precedenza, i dispositivi; e dalle inevitabili epidemie che in breve sottrassero oltre duemila uomini al corpo di spedizione. Ciò nonostante riuscì al Morosini, vi- 206