M O R O S I N I gnare all’uopo « il sito più cospicuo della chiesa » nel mezzo della navata centrale e davanti all’altare della Santissima Annunziata, fermo restando il compenso di 200 ducati da lire 6,4 agli agostiniani. Non v’ha dubbio che si provvedeva, per tal modo, ad un più diretto contatto dei resti di Francesco Morosini con i posteri; ma è del pari evidente che i nipoti provvedevano per tal modo, a ridurre di molto la spesa per la sepoltura che il Peloponnesiaco aveva, sempre nel suo testamento, preventivata di ben settemila ducati ! L’arca in cui il corpo di Morosini venne deposto fu chiusa con un « sigillo di marmo bronzo e rame in stile della decadenza, scolpito e fuso da Filippo Parodi, il quale reca agli angoli emblemi simbolici, bandiere, turcassi, trombette, armi, scudi, che contornano con una fettuccia il marmo, nel cui centro pure in bronzo sono rilevati il corno ducale e il bastone del comando sopra cuscini e sotto un baldacchino. Al-l’ingiro in lettere di rame la scritta : cc Francisci Mauroceni Peloponnesiaci Venetiarum Principi ossa, 1694 ». Nello stesso anno il Senato faceva portare a termine il monumento preordinato per la Sala dello Scrutinio. Questa sala era stata dedicata alla glorificazione della celebre vittoria navale di Lepanto; Tintoretto medesimo aveva dipinta la grande gesta in onore di Sebastiano Venier; ma 338