X. — LA GUERRA DELLA MOREA tonio Barbarigo, il quale poco intendendo le cose della politica, e mal sopportando di dover subordinare la sua missione di pastore cattolico alle esigenze del momento, si ostinava in un atteggiamento di lotta aperta verso i greci della chiesa ortodossa, che intralciava e in certo senso comprometteva l’attività spiegata dal Morosini a mezzo di notabili dell’isola per ingraziarsi i greci del continente e indurli a schierarsi con lui e ad aiutarlo nella imminente ripresa delle ostilità. Al contegno irritante del Barbarigo verso le popolazioni, si contrapponeva pertanto quello gentile del capitano generale e del suo numerosissimo seguito; il contrasto evidentissimo suscitava non pochi commenti, punto favorevoli all’arcivescovo ma tutt’altro che confacenti alla autorità della Repubblica, il maggior rappresentante della quale appariva in sostanza scarsamente rispettato da un sacerdote che, col beneplacito della Repubblica, occupava la cattedra arcivescovile. Il Morosini, annoiato di quanto avveniva, non meno per il discredito che indirettamente lo colpiva che per quello che si riversava sul governo, non aveva mancato di far pratiche presso il Barbarigo affinchè mutasse direttive. Anziché lo sperato componimento nell’interesse della cosa pubblica, n’era saltato fuori un attrito pel quale l’arcivescovo, dimentico del suo dovere di suddito, non aveva esitato a compiere in pubblico atti riprovevoli e sgarbi per- - 209 -- Morosini