M O B O S I N I renzo tutta imbandierata, dove sostò fatto segno a dimostrazioni fervidissime di ossequio. I rappresentanti della provincia ammessi alla sua presenza si resero interpreti del comune sentimento di devozione alla sua persona e di attaccamento alla Dominante. Castelnuovo, Pirano e Capodistria moltiplicando le prove della loro venezia-nità piena di ingenuo abbandono, inviarono al Sovrano ambascerie e doni su peote allegoriche appositamente allestite. Francesco Morosini, che assaporava così le primizie del trionfo, approfittò della sosta all’ancora per mandare a Venezia, su di una feluca velocissima a vela e a remi, armata di artiglierie leggere, il tenente colonnello Nicolò Rossi, incaricato di preannunziare alla Signoria il suo arrivo imminente. La medesima feluca tornò al Doge, recandogli un ultimo messaggio con cui il Senato gli esprimeva viva soddisfazione per il lieto procedere del viaggio, e la felicità di poterlo presto ricevere solennemente. Inoltre, ripetuti gli auguri per il tragitto imminente, gli partecipava che il Papa Alessandro Vili aveva voluto unirsi al giubilo della madre patria decretandogli, con riserva di farne la consegna nei debiti modi, il dono dello stocco e del pileo « insegna gloriosa solita a darsi ai magnanimi Re » che Giulio III aveva offerto a Re Filippo e a Maria Regina d’Inghilterra e Clemente XI a Eugenio di Savoia.