MOROSIN1 miare il merito del suo capitano generale nella resistenza senza tregua, lo aveva fatto eleggere Procuratore di San Marco soprannumerario. L’abbandono di Candia si compì tranquillamente. Morosini potè imbarcare non solo la guarnigione e i cannoni aumentati nel numero a oltre quattrocento, ma anche tutti i paramenti sacri delle chiese; le pitture e le decorazioni degli altari, i materiali di ragione pubblica; i viveri e gli enormi depositi di biscotti. Tutte le famiglie cittadine lasciando le proprie case vollero condividere la sorte del presidio; con lo scambio dei fuggitivi e dei prigionieri si rese abbastanza agevole il restituire il naviglio a una insperata efficenza. L’uscita delle truppe dalla piazza si svolse indisturbata nella notte dal 26 al 27 settembre, sorvegliata dai capi più eminenti di terra e dell’armata; l’ultima ad allontanarsi dal porto fu, nelle prime ore del 29, la galera di Francesco Morosini. Partiti i veneziani, entrarono nella città i turchi; il primo atto loro fu la trasformazione della cattedrale ad uso di moschea. Attraversando le brevi e sconvolte posizioni già tenute dai veneziani; entrando per la porta massiccia e monumentale inserita nelle mura cinquecentesche dal Sanmicheli, il Gran Visir Ahmed volgendosi ad uno dei suoi capitani esclamò irritato ed umiliato insieme : « Noi abbiamo trattata per dieci giorni la resa di una piazza che si poteva prendere in due ore! ». 142