guisa alcuna nel compito di quella Missione, proponevasi di limitare l’opera sua alla ricerca ed illustrazione delle memorie del periodo dal 1201 al 1669 nel quale l’isola famosa appartenne alla Repubblica di Venezia, che vi lasciò impronte e tradizioni da non doversi abbandonare all’oblio. Ed invero se l’isola di Greta, anticamente famosa pei miti religiosi e per la civiltà preellenica, presenta alle ricerche archeologiche i più importanti problemi storici ed artistici del periodo miceneo, non poteva mancare di materiali del medio evo, particolarmente interessanti a Venezia, la quale da quando le fu ceduta da Bonifazio marchese di Monferrato la ebbe in dominio per più di quattro secoli, mantenendola di fronte ai ribelli, difendendola ad oltranza contro ai Turchi, adornandola con monumenti, e armandola con opere insigni di fortificazione nelle quali rifulse il genio del Sanmicheli. Accolta l’idea, il R. Istituto Veneto deliberava di sostenere la spesa per la sua attuazione, coi redditi della Fondazione Angelo Minich, e deliberava pure di accogliere con grato animo quanti venissero in suo aiuto ad alleviarla, e si reputassero onorati di contribuire a quest’opera di amor patrio e di importanza storica ed artistica. Cosi avvenne di fatto. Il Comune di Venezia concorse con 4500 lire, la Provincia di Venezia con 1500, la Deputazione Veneta di Storia patria con L. 500, il Ministero degli Affari Esteri con L. 500, il Senatore Conte Nicolò Papadopoli con L. 2000 e con la spesa per la riproduzione zincotipica o tricromia degli affreschi cretensi, laonde a tutti il Reale Istituto qui pubblicamente rinnova i suoi ringraziamenti, per l’importanza dei contributi, e per l’incoraggiamento e l’approvazione manifestata alla sua impresa. Ideata e assicurata la Missione, occorreva trovare l’uomo atto a condurla degnamente a fine, e, sopra proposta della