XII PREFAZIONE Chissamo e gran parte del piano della Canea; nel luglio finalmente esplorai il Milopotamo. La città di Candia fu studiata negli intervalli di riposo fra l’ima e l’altra spedizione; quella di Canea fra il gennaio ed il giugno del 1902. L’isola fu così visitata per intero, eccezione fatta per i due comuni montani di * Lakji e di *Kjeramjà, in provincia di Canea ll), che la ristrettezza del tempo mi costrinse a tralasciare. Il programma di una completa esplorazione dei monumenti dell’epoca veneziana implicava altresì uno studio — certamente meno esteso e completo — dei resti delle anteriori epoche storiche dell’evo medio, resti non molto numerosi in vero. E ciò non tanto per la stessa importanza di una simile ricerca, non anco tentata in Creta, quanto assai più per il fatto che non sempre si possono con sicurezza distinguere le reliquie dei tempi antecedenti da quelle veneziane, mentre, all’incontro, è certa in troppi casi la durata dei monumenti medesimi più antichi — quand’anche restaurati e modificati — durante il dominio veneto, e chiara ed evidente riesce anche sugli edifizi veneziani una direttissima in fluenza dell’antecedente arte, sì da riuscir impossibile uno studio di essi scompagnato da una ricerca — sia pur limitata — nel campo delle antichità delle precedenti epoche dell’evo medio. Passando poi ai secoli dello stabile dominio della Serenissima in Creta, affatto impossibile è apparsa una distinzione qualsiasi fra i prodotti dell’elemento latino — cioè dei coloni veneti — e quelli della popolazione greco-indigena abitante nell’ isola. Infatti la fusione fra il popolo dominante e quello dominato fu tale che gran parte di quei monumenti sono improntati ad una radicale compenetrazione ed implicata connessione dell’elemento e dello spirito latino col greco. Così da un lato abbiamo chiese che sono bensì latine, ma furono edificate da architetti cretesi, disegnate su schema prettamente greco, dijnnte a fresco colle più convenzionali figure dell’agiografia bizantina, ed officiate e frequentate dagli stessi indigeni cretesi. Dall’altro lato invece vi sono chiesuole di rito greco, ma costruite a spese di qualche nobile veneto e contenenti la tomba del pio fon- (') Comprendono essi i seguenti villaggi : Ghjerò-lakos, Ltilos, Akhlàdhes, Alctruvàri, S. Giorgio, Dhra-kóna, Alonàkji, Plalivòlja, Thimjà, Spiljàrja,Skurakhld-dha, Ztkhlopighadho, Panaghjà, Madharòs, Kdmbi, Ka-tokhòri, Kondopùla, Malàxa, Làkji, Sémbronas, Prasis, Skjidhià, Khostì, Nearùmata, Papadhianà, Skordhalù, Kardiiu, Skafidhàkja, Karis, Orlhùni, Mesklà, Surva, Tltèrìso. — Mi consta che a Katokhòri esiste una torre veneziana e due chiesuole con iscrizioni scolpite ; a Malàxa, presso Giorgio Paterakjis, una epigrafe proveniente dalla fontana di Rafiòli; a Sémbronas una villa ed una fontana (cfr. T. A. B. Spratt : Travels and researches in Crete. London, 1865, voi. II, pag. 185); a Nearumata uno dei soliti edifizi chiamati Ar-khondikà', a Mesklà una chiesuola con affreschi ed iscrizione dipinta (cfr. V. Simoneli-i: Candia. Parma, 1897, pag. 80) ; e finalmente a Thèriso, in una tomba, una pietra iscritta, proveniente da Buiunàrja.