XXXVI INTRODUZIONE Donde siano venuti i primi abitatori di Creta è un problema alla cui risoluzione si affaticarono invano sino ad ora tutti gli studiosi di quel classico suolo. Le recenti scoperte archeologiche, alle quali gli scavi della missione italiana portano un contributo tanto capitale, hanno svelata una civiltà altrettanto nuova quanto prodigiosa di quel popolo, mettendone alla luce i primi e più antichi prodotti e dissotterrando non solo suntuosissime reggie e necropoli, come quelle di Cnossos e di Phaestos, ma scoprendo altresì fra la preziosa suppellettile di quell’epoca le indecifrate tavolette iscritte che potranno costituire la chiave più sicura alla spiegazione dell’ intricato problema. Comunque, alla luce delle nuove scoperte, l’antichissima storia dell’ isola appare rivestita di un fascino tutto particolare, al cui confronto diminuisce assai l’importanza finora attribuita ai posteriori periodi storici, quello greco e quello romano. Onde, riportando il massimo e più florido sviluppo dell’ isola all’età preellenica, siamo costretti di concludere, che dopo di allora essa cominciasse a declinare sensibilmente fin dai primi secoli dell’èra greca, quando pur abbiamo quello splendido monumento di vita civile che è la grande iscrizione di Gortyna. Chè se dopo la conquista delle armi romane — nel 67 a. C. — Creta mostrò non saper più risorgere alle glorie di un tempo, non certo meglio andarono le cose quando, poco dopo la divisione della parte orientale da quella occidentale dell’ impero, l’isola passò alla dipendenza diretta degli imperatori bizantini di Costantinopoli, tornando completamente greca. Del lungo torpore dell’ isola durante quei secoli ci è prova la scarsità grande di notizie di qualsiasi genere che riguardino la sua storia, nonché la facilità con cui essa cadde preda degli invasori. Sulle prime infatti fu oggetto dei tentativi di piratesche bande di Avari, di Saraceni e fors’anche di Slavi(1), troppo disorganizzati e troppo deboli da aver sì presto ragione : prodromi tuttavia funesti della sorte dell’ isola infelice, sulla quale rivolse quindi le sue brame di conquista Abu Hafs a capo di una forte schiera di Saraceni profughi da Cordova(2). Questi venturieri la manten- dell’ammiragliato inglese, disegnata dallo Spratt (ediz. Mmxàxi. AStóvtictiv: A. K. Koxxivaxt?). — Alla tav. 2 di que- 1872); ma per l’indicazione dei paesi, tanto questa sto volume è una piccola carta storica dell’isola quanto quella del Kiepert, sono non solo insufficenti, sotto il dominio veneto, coll’ indicazione delle località ma anche errate in troppi luoghi. Quella dello stato più importanti. maggiore turco non è in commercio. — Allo studioso (') I. D. Sciscmanov : Slavjanski seliscta v Krit i che desideri rendersi esatto conto delle molte lo- na drngite ostrovi (Blgarski pregled. 1897). Sofija, calità che avremo occasione di ricordare in questo 1897. lavoro, consigliamo invece la carta di Creta del (2) M. Amari : Storia dei Mussulmani di Sicilia. Bikakjis (KYnm, rsurpastxò? yà(,T-ti'7 auvTxxist? M A. I. Firenze, 1854, voi. I, pag. 162 segg.