L INTRODUZIONE stata divisa in milizie ed in sergenterìe, destinate originariamente le prime ai nobili, le seconde ai popolani. — Eccettuate erano soltanto le possessioni delle chiese e dei monasteri, che godevano delle solite immunità; nonché il breve circondario attiguo alla città, “ inter duas scalas di assoluta proprietà dello stato. — TI feudo era concesso con piena libertà di uso : e poteva quindi anche venir donato, permutato o venduto : restrizioni erano fatte soltanto per la sua cessione agli indigeni. — Annesso ad ogni feudo era un certo numero di contadini (detti villani, rustici o parici), veri servi della gleba, tenuti a gravose prestazioni personali non solo verso il signore feudale, ma anche verso lo stato (2). Tale organizzazione, se, sulle prime specialmente, tornò vantaggiosa ai nobili veneti, altrettanto esiziale riuscì ai precedenti signori feudali del luogo, gli arconti delle antiche famiglie bizantine, i quali giova credere venissero spogliati degli aviti loro possedimenti. E quivi appunto va cercata l’origine vera delle numerose rivolte dei primi secoli di dominio veneto, rivolte suscitate dai nobili spodestati e assecondate dai villani stessi, per i quali più pesante ed odiosa dovea tornare la schiavitù sotto i novelli padroni, diversi di razza ed ignari delle condizioni del luogo : mentre nel fuoco della discordia soffiavano continuamente quella miriade di preti (papàs) e frati (calógeri) di rito greco, i quali furono sempre i più acerrimi nemici del nome veneto. Le condizioni degli indigeni mutarono soltanto quando, in seguito alle rivolte, i Veneti si trovarono costretti di scendere a patti coi membri delle antiche famiglie nobili, quando gli arconti ottennero in feudo pur essi milizie nell’isola, quando la Repubblica li riconobbe nobili cretesi e volle che potessero partecipare alle cariche minori : i Calergi, famiglia che, come era stata la più pericolosa nemica del dominio veneto, così ne divenne la sostenitrice più valida, riuscì persino ad ottenere il patriziato veneto. L’astio inveterato cessò così un po’ alla volta ; ed al contatto coll’elemento latino anche i Cretesi cedettero alle attrattive della novella civiltà e modificarono caratteri ed abitudini in armonia ad essa. Abbandonati i patri lidi, li vediamo persino trasferirsi in suolo italiano per acquistarsi meritata fama nel campo delle lettere, o per diffondere nell’occidente i prodotti dell’arte bizantina(3). E mentre questo avveniva da un lato, i Veneti coloni, impotenti a loro \ olta a resistere all influenza numerica degli indigeni, si andavano stringendo a questi con legami di interesse e fin anche di parentela; e mutavano costumi e 0) Vedi H. ’A. Eaviouiiiou : Suvs-wi cit., pag. 304. (3) G. Gerola : Emanuele Zane da Retimo. (Atti (•> G. M. Thomas : Commission cit., pag. 175 seg. del R. Istituto Veneto, voi. LXII). Venezia, 1903.