208 I MONUMENTI VENETI DELl/lSOLA DI CRETA in una deliberazione del Senato “ ad reparationem castrorum inside quam ducila el consiliarii dicunt esse necessariam, quia conservatio ipsorum castrorum est conservatio totius insule „, si stanziano 3000 perperi per il restauro dei castelli cretesi, “ iniungendo quod primo reparari faciant castra Millopotami, Rissami et Bicorne, ubi et sicut necessarium fuerit, qui quidem castra sunt utiliora prò conservatione ipsius inside et sunt magis dirupici „(l). E pochi anni dopo, il 22 giugno del 1342, di fronte alle minaccie del turco, si ordinano speciali provvedimenti per i castelli stessi, più quello di Gerapetra, colla proibizione di concedere le castellanìe loro a qualche privato — che era una delle cause di abbandono e decadenza per i castelli — e colla raccomandazione invece di munirli e fortificarli con somma cura(2). Passato il pericolo, del vecchio castello non si parlò più per qualche tempo; finché nel 1360 ne crollava un muro, ed i fcudati di Canea riferivano la cosa a Venezia. Ma il Senato allora rispondeva, che se il muro volevano rifabbricarselo, lo pagassero a loro spese,3). In che misere condizioni trovasse il castello nella subitanea sua irruzione in Creta nel 1538 il Barbarossa, è, dopo ciò, facile immaginare. E in quale stato lo abbandonasse egli alla partenza, ce lo dicono anche gli storici, i quali narrano dell’ incendio ivi appiccato e della vandalica distruzione dei suoi abitati. Eppure le tenaci muraglie duravano ancora, e nel novembre del 1560 il capitano Gianfrancesco Salamon, visitando il luogo, deserto ormai di abitanti, non sapeva acconciarsi a lasciarlo così in abbandono, e pensava destinare il danaro raccolto da alcune condanne al restauro suo e del castello di Milopotamo (4). Ma nell’inverno del 1595 le pioggie ed i terremoti rovinavano “ un pezzo di muraglia del castel vecchio di dentro „, mentre un altro tratto, per circa 96 passi, strapiombava in modo da minacciar di cadere<5). Così nella sua relazione del 1598 il rettore di Canea Benetto Dolfin verificava che “ il castello de VAbicorno e destrutlo, come anco la maggior parte delle habbitationi destrutte et ruvinate „(6). Eppure, nonostante tutto e tutti, esso seppe ancora risorgere. Nel 1631, quando lo vide il Monanni, esso era “ il più populato castello che sia in tutto il regno, abitandovi ancora gran parte dell’anno molti gentiluomini della Ca- (i) V. A. S. : Senato Misti, XVII, 46. (») Ibidem, XX, 63. (3) Ìbidem, XXIX, 82, 83, 90. (4) V. A. S. : Dispacci dei provv. da Candia : 14 nov. 1560. (S) V. A. S. : Dispacci dei provv. da Candia: 1 mar. 1595. (c) V. A. S. : Relax.. busta LXXXIII.