•08 I MONUMENTI VENETI DELL’ISOLA DI CRETA mare „ ; onde il Senato il 28 marzo ne deliberava — nel caso che non si fosse ancora compiuta — la sollecita ricostruzione, coll’aggiunta o meno di torri, costringendo gli Ebrei, che avevano il maggior interesse alla rifabbrica del muro, a sostenere metà delle spese, e vietando pure che alcuna casa fosse accostata alle mura(,). Poi di nuovo, il 25 settembre 1451, “ cum muri civitatis nostre Candide in multis partibus, presertim a parte maris, sint corrosi et ruinosi, ita quod non reparando eos ut convenit, oportebit in futurum cum maxima et excessiva expensa illos renovare il Senato decretava che per 5 anni i magistrati cretesi fossero, sotto obbligo di giuramento, tenuti a devolvere annualmente 1000 perperi per la riparazione delle parti più bisognose della cinta: inteso però che tale somma venisse spesa solo per lo stipendio dei mastri e la compera delle pietre e della calce, mentre gli operai doveansi scegliere fra i contadini obbligati all’ angariai2>. E ancora il 27 giugno 1460, udite le proteste del reggimento di Candia, il quale assicurava che in più parti della città le mura minacciavano rovina, il Senato raccomandava maggior severità nell’esazione dei debiti pubblici, onde in tal modo far fronte alle necessarie spese di robusta-mento (3). Tutto però tornava inutile. Tanto che nell’agosto del 1462 si presentavano in Senato gli ambasciatori della cittadinanza di Candia, ricordando i pericoli interni ed esterni che minacciavano l’isola, proponendo di comprendere in un’altra più ampia cinta muraria anche i borghi della città, e supplicando che “ quia menia, idest civitatis vestre Candide muri ac turres omnes sunt debilissimi, in tantum quod maior pars et murorum et turium manifestam minantur ruinam..., placeat quatti cicius et quam diligentius fieri poterit, scribere et expresse com-mittere his dominis rectoribus et successoribus eorum, quod, omni adhibita di-ligentia, debeant reparare et restaurare et fortificare dictos muros et tures, et evacuari facere fossas, addendo etiam alia edificia, que ad fortificationem et ad propugnationem oportuna videbuntur Ed il Senato, accondiscendendo alla domanda, concedeva che per prima cosa si procedesse alla riparazione delle vecchie mura, distribuendo le spese — eccettuata la cavazione delle fosse, che dovea essere a carico della cittadinanza — come per il consueto (4). Poco dopo, di fronte alle pressioni del duca, il quale a sua volta scriveva (') II. Noiret: Documents inédits pour servir à l'hi- (3) Ibidem, pag. 460. — V. A. S.: Senato Mar., stoire de la dominaiion vénitienne en Créte. Paris, VI, 183*. 1892, pag. 143. (!) Noiret : Documents cit., pag. 467. (*) Ibidem, pag. 434.